La “Seupa à la Vapelenentse”

La Seupa à la Vapelenentse prende il nome dal  comune di provenienza della ricetta, Valpelline, pronunciato nel dialetto locale e può vantare l’importante riconoscimento della DeCO (Denominazione Comunale di Origine).

La Seupa vanta lunghe tradizioni tramandate di generazione in generazione, mantenendo immutate le proprie caratteristiche distintive che permettono a questo primo piatto di ricoprire una posizione di spicco nei prodotti tradizionali valdostani.

La zuppa, contrariamente a quanto si possa pensare, non si presenta liquida anzi risulta essere molto compatta, composta da pane bianco raffermo – si utilizza questo tipo di pane in quanto, in tempi molto lontani, non si poteva sprecare nulla del costoso pane acquistato per i malati e le persone anziane –   e fontina, il tutto inumidito con il brodo preparato con il cavolo verza (la verza non viene impiegata in forma solida).

La tecnica di preparazione consiste nell’utilizzare delle fettine di pane piuttosto fine, circa un centimetro di spessore (non fresche di giornata) e fette sottili di Fontina di uno spessore di circa due o tre millimetri. Il procedimento consta nella realizzazione, all’interno di una teglia imburrata, di sei strati alternati di pane e Fontina che devono risultare compatti e privi di spazi tra le fette, badando che il formaggio ricopra completamente lo strato di pane sottostante. Il tutto viene irrorato con il brodo di cavolo punzecchiando gli ingredienti con la forchetta in modo che il liquido possa penetrare uniformemente sino in profondità. Prima di infornarla, si cosparge la Seupa di burro fuso aromatizzato con un pizzico di cannella.

Il tempo di cottura è di circa 40 minuti o comunque fino a quando non si sia formata una crosticina dorata sulla superficie.
Ogni anno, verso la fine del mese di luglio, si svolge a Valpelline la sagra di questo tipico prodotto valdostano.